Storia della illuminazione a Conocchielle: la “Dela”
La Luce elettrica a Conocchielle e’ arrivata nel 1970, negli anni 60 le nostre case erano illuminate dalla luce a gas che era montata solo nella cucina, nelle altre stanze ci si spostava con l’aiuto delle candele steariche, negli anni 50 e fino all’inizio degli anni 60 l’illuminazione era assicurata dalla lampada ad acetilene, la lampada simile ad una caffettiera Bialetti era formata da una camera inferiore dove si metteva il carburo e da una camera superiore che conteneva acqua.
Il gas Acetilene, più leggero dell’aria, si originava dal carburo di calcio (CaC2) bagnato dall’acqua , usciva attraverso un beccuccio posto all’estremità superiore di un condotto, si incendiava a contatto con un fiammifero e produceva una fiamma che illuminava l’ambiente circostante.
All’esterno della camera superiore c’era il beccuccio attraverso cui usciva il gas, la valvola per il ricarico dell’acqua, ed una rondellina centrale che regolava il quantitativo di acqua che doveva cadere sul carburo sottostante.
l’acqua gocciolava sul carburo e produceva l’acetilene (C2H2). L’intensità della luce prodotta poteva essere regolata da una rotellina centrale che aumentava la produzione del gas acetilene facendo aumentare la caduta dell’acqua sul carburo. L’attacco delle due camere era a baionetta, era questa una zona a rischio fiammata perché capitava spesso che l’acetilene uscisse dalla zona di attacco e non dal beccuccio.
Altra difficoltà poteva crearsi nel beccuccio, che si ostruiva con le impurità contenute nel gas. In quei casi si procedeva alla sua disostruzione con un ago o lo si sostituiva. Ogni sera i ragazzi venivano sollecitati ripetutamente dai genitori a caricare la lampada (a Luc‘).
La lampada era svitata e liberata da una fanghiglia residua maleodorante presente nella camera inferiore ed in seguito era caricata con un pezzetto di carburo e acqua. Ogni sera la sfiammata o la ostruzione totale o parziale del beccuccio erano in agguato e movimentavano la famiglia. Alcune volte la fiamma che usciva all’improvviso tra le due camere poteva ustionare chi la maneggiava e bruciare parzialmente il frontale o i “gattuzzi” di legno del camino a cui la lampada era appesa tramite il suo gancio .
Prima ancora della lampada ad Acetilene si usavano la lampada a petrolio e la lampada a olio lampante.
In epoche remote, l’uomo per illuminare la notte usava il fuoco sotto forma di torce ricavate dal legno resinoso delle conifere (abete, larice, pino, cipresso..) o costruite con rami ricoperti di pece o di grasso animale (Grasso di balene..) Mia madre ricorda che negli anni 40 Zu Francisco Ciminelli “Caione”, marito di Gallicchio Za Rosantonia e padre di Agostino, Vincenzo e Maria Ciminelli, illuminava la tavola, mentre si cenava, con una torcia di legno resinoso di abete, stretta in una mano, e di tanto in tanto la scuoteva per liberarla dalla cenere. Ripeteva così un rito antico di migliaia di anni fa. Anche la mamma di Nicolina Maratea mi ha riferito che nella sua infanzia si faceva uso della “dela” in c/da Frida, e che si ricamava anche alla luce della dela
La torcia di legno, chiamata “DELA“, era un pezzetto di legno secco ricavato da un nodo (zigno) presente nel fusto dell’ abete.
I nodi sono un prolungamento di un ramo all’interno del fusto, quando si seziona la pianta possono staccarsi come un tappo da un buco. Prima dell’uso i nodi erano seccati e sezionati in tante striscette di legno dette “shkerde“. Ogni sera zu Franciscu Caione sistemava un mucchietto di queste “shkerde” accanto al camino ove si asciugavano e le utilizzava man mano che si consumavano. Alcune volte le ceneri e i frammenti di carbone finivano nei piatti.