Le “terme”a Conocchielle
Mio zio Vincenzo Propato nato il 27 Gennaio 1947, ricorda che nella sua infanzia, sua sorella Teresa, con l’aiuto di mio zio Peppe Faillace, spesso, d’estate, lo rincorrevano per fargli il bagno e lo bloccavano nella cunetta, detta “acqquara“, dove scorreva all’aperto nei mesi estivi acqua fresca non potabile utilizzata per adacquare gli orti di tutta la contrada. D’estate i ragazzi si lavavano e nuotavano anche nelle acque del Torrente Fauciglio. Alla base delle briglie di pietra, là dove si gettava la cascata, si formavano dei pozzi che costituivano delle comode e calde piscine naturali. Quasi ogni giorno frotte di ragazzi andavano a fare il bagno nelle acque del torrente Fauciglio, in compagnia, spesso, delle bisce. Si era sprovvisti di costumi da bagno, ci si immergeva nei pozzi con gli slip o nudi. Le acque fredde e cristalline del Frido non permettevano di fare il bagno. Qualche volta, per dispetto, si nascondevano gli abiti agli amici , così si impediva loro, per qualche ora, di far ritorno a casa.
Nelle case delle nostra contrada, ad eccezione di poche abitazioni, fino alla fine degli anni 60, non c’era acqua e non c’erano servizi igienici, i propri bisogni venivano fatti nelle stalle o all’aperto, nell’orto dietro alle proprie abitazioni. Negli anni 40 e 50 Solo nella casa di Giovanni Gallicchio “Quartieri“, di nonno Biagio Propato ed in quella di “Sciushko” c’era un gabinetto con un vater di ceramica. Il primo vater montato, nei primi anni 60, nel piccolo bagno della mia casa paterna fu quello smontato dalla casa semidiruta di zio Giovanni Gallicchio “Quartieri”. Era di piccole dimensioni ed aveva un bordo sbeccato.
Ci si lavava con l’acqua raccolta nel bacile e di tanto in tanto si faceva un bagno nelle tinozze di legno ed in seguito nelle bagnarole di plastica. L’acqua potabile veniva presa nei pozzi o nell’unica fontanella pubblica di via Cammaruozz, e portata a casa con il varliro -barile di legno-, che era collocato nel varlaro, un incavo ricavato in un muro della casa, munito di due assi di legno a superficie concava su cui veniva poggiato il barile.
L’acqua, poi , era versata nella galetta o nella lancedda, che erano dei boccali di legno troncoconici, con manico; tutti bevevano nella stessa galetta che spesso veniva colonizzata da microscopiche alghe che formavano al suo interno e sui bordi del boccale un sottile strato gelatinoso di colorito verdastro detto lippo. Le frequenti micosi del cavo orale causate dalla scarsa igiene della bocca e del boccale causavano una cheilite angolare, caratterizzata dalla formazione in corrispondenza della commessura labiale di vuccaghi, che erano ragadi, ulcerazioni molto fastidiose e dolenti presenti ai due angoli della bocca, ed afte che si appalesavano sulla lingua, sulle gengive e sulla mucosa