Gli ultimi, i deboli del villaggio, i “ciuoti”

Scirocco e Natale
Erano della c/da Mezzana Salice, ma girovagavano ogni giorno per tutte le contrade vicine. Erano persone con deficit intellettivo, e trovavano utile collocazione all’interno delle nostre piccole comunità ove erano a disposizione di tutti per svolgere lavoretti manuali in cambio di cibo, di un pasto caldo. Zappavano, scavavano le patate, raccoglievano la legna, accumulavano l’acqua per il maiale, per gli altri animali. Scirocco era basso e tozzo, finì i suoi giorni ricoverato in una struttura psichiatrica. Natale era alto e magro, si smarrì a seguito dei “Traini” che portavano a Policoro nel feudo del Barone Berlingieri la gente del Pollino

Carpuccio di Francavilla in Sinni

Carpuccio detto u Mbron – appellativo con cui veniva chiamato dai suoi compaesani –
Era di Francavilla in Sinni, ha convissuto con una matrigna, una sua sorella viveva nelle vicinanze di Roma. il suo vero nome era verosimilmente Policarpo, in onore dei santi Felice e Policarpo protettori di Francavilla in Sinni. Carpuccio era basso e tozzo, aveva l’aspetto di un nano, con arti tozzi e corti, con testa voluminosa scolpita da ampie bozze frontali , “adornata” da un grosso naso appuntito; aveva una espressione del viso malinconica e triste esaltata da un sorriso appena accennato. Due grosse pieghe cutanee longitudinali, arcuate delimitavano gli angoli della bocca e degradavano ai lati del naso. Indossava spesso un lungo cappotto di tipo militare, il suo aspetto intimoriva i bambini.

La mia amica Lucia mi racconta che nelle feste patronali a Senise, l’arrivo di Carpuccio era vissuto con paura dai bambini. Esercitava violenti atti di autolesionismo, sbattendo la testa contro i muri, in risposta ai frequenti sfottò di cui era vittima, si provocava ferite lacere frontali che sanguinavano abbondantemente e rigavano il suo volto di sangue. Aveva difficoltà a relazionarsi con il prossimo per deficit intellettivo ed anche per disturbi del linguaggio che ne impedivano la comunicazione. Era una vittima del suo handicap ma specialmente della ignoranza del prossimo. Alcuni amici, però, mi hanno riferito che molte persone a Francavilla lo accudivano, lo ospitavano e gli offrivano cibo e vestiti. Amava adornarsi con ciondoli, catenine e immagini sacre . Ogni anno ritornava al santuario della Madonna del Pollino in occasione delle tre festività della Madonna: la prima domenica di Giugno, il 1° Venerdì e Sabato di Luglio, la seconda Domenica di Settembre.

Franciscu i “Iasch” (Oliveto Francesco)
Era di Mezzana Salice, abitava a Conocchielle in via Cammaruozz’, in un tugurio ubicato nelle vicinanze della casa del barbiere Conte Giuseppe. Ad un angolo di quel “monolocale” v’era il camino che anneriva con il suo fumo quella povera e disadorna stanzetta. Viveva di lavori saltuari, zappava la terra, scavava e vendeva le cipolline selvatiche, tagliava la legna, mieteva il grano. Morì in un pagliaio, i funerali furono curati dal “Siggiaro” di Mezzana Salice, che era un suo parente. Una figlia del “Siggiaro” morì suicida in un pozzo, dopo che fu trovata in intimità con un dongiovanni di Mezzana. Il giovanotto era aitante e simpatico e suonava anche il clarinetto

Mimma i Munt’
Oligofrenica, la ricordo davanti alla porta di Giuseppe La Camera Monti in via Cammaruozz , seduta e piegata su se stessa, con pochi capelli in testa, impegnata tutto il giorno in un soliloquio incomprensibile. I nipoti, Leone, Nicola e Mimino, quest’ultimo con problemi di tipo schizofrenico, la provocavano verbalmente e lei accennava a reazioni fisiche e verbali vivaci.

Ntonio i Menzareddi
Era fratello di zu Giuvanni Lo Duca Menzareddi“, diceva, con fantasia, di essere fidanzato con la figlia di za Saveria a Ciccilla, che era felicemente sposata in c/da Frida .

Maria a scianguluonga di c/da Varco
Oligofrenica, era la zia di Minicuccio u “scianguluongu“, papà di Carmelo Propato, si teneva spesso la testa tra le mani. Girovagava per le nostre contrade in abiti discinti e lerci. Frequentava molto spesso la casa di Sciushko dove svolgeva piccoli lavori domestici in cambio di cibo ed ospitalità. Zia Rosina la incaricava di raccogliere l’acqua per i maiali

Franciscu i “Vuttafuoch”
Era un fratello di za Sceppa a “Vuttafuoch ” e figlio di Maria a “Vuttafuoch“, viveva facendo il “furiso “presso i massari di Conocchielle e delle altre contrade, ed è morto c/o un massaro del comune di S. Severino Lucano. Era loquace, buono e simpatico; amava comporre e declamare ad alta voce versi e strofette di incerto significato, strutturati con una rima baciata quasi perfetta, ecco alcuni esempi:
1* Hagghi girat pa Ritunn’, mi cridija ch’a mamma meia ‘a truvav’ a quiddu munnu, 2* Pigghiu l’autobilnd e mi nni vagh’ a ddu Nicola ‘i Mingh, 3* Mi nni vagh’ cuozz cuozz p’ ‘o’ mmi fa sent i pidituozz, 4* Pi ffa a pitta cu ruotu ci vo’ Maria a Vuttafuoch, 5* C’hai gli occhi splendidi e la mente fina puoi andare a Castrovillari e San Severino (dedicata a Zia Matilde La Camera che zappava nell’orto), 6*Addio Mezzana bella Varco, Voscari e Conocchiella (il versetto è stato detto mentre Francesco lasciava Conocchielle su un traino , che lo portava a svernare a Policoro nell’agro del Barone Berlingieri

Scepp i “Ntull‘”
Uomo mite e bonaccione, era un nipote di za Carmela a Ntull‘, da giovane ha abitato nella casa dei Ntull’ a Conocchielle. Si è trasferito, in seguito, a Castrovillari dove si è sposato, ed ha avuto anche dei figli, ha svolto il lavoro di spazzino.

Ndriju i Saverieddu “(Andrea figlio di Saverio).
Saverio aveva un figliolo che si chiamava Andrea. Saverio e sua moglie volevano far sposare ad ogni costo quel loro figliolo di bella presenza, ma affetto da un deficit intelletivo, con la speranza di assicurare al figlio una famiglia e dei figli che lo avrebbero accudito dopo la loro scomparsa. Andrea aiutato anche da una buona posizione economica assicurata dai suoi genitori, trovò, in effetti, l’anima gemella e si sposò.

Nacquero anche dei figli da questa unione, ma il matrimonio non fu felice perché la moglie tradiva Andrea con un altro uomo. Tutti sapevano di questa relazione adulterina e la moglie per paura che la notizia arrivasse anche alle orecchie del marito, decise di riferire al marito la sua versione dei fatti. Il compare avrebbe cercato un approccio con lei, ma senza riuscirvi. Il rapporto non si consumò perché lei, in modo previdente, indossava dei mutandoni lunghi che si legavano alla coscia con dei lacci. Nonno Biagio che raccontava questa storiella ai figli affermava che la moglie avrebbe detto al marito:, m’hagghi cautelat’ s’nnò m’avija fatt’ a festa u cumparu !!!! “ e Ndrjiu avrebbe esclamato con stupore al termine della confessione della moglie: “Vatt’ a fidà du Cumparu !!!!”.

PS: Le foto di Carpuccio mi sono state concesse dall’amico Peppino Di Giacomo dietro mia richiesta on line al giornale “Francavilla Informa.it”