Conte Giuseppe “u Barbiere”
ANTEFATTO:
Era nato (e cresciuto) a Cassano Jonio in data 07/04/1910, è morto a Conocchielleil 10/07/2001, partecipò alla seconda Guerra mondiale e fu fatto prigioniero, sposato con za Maruzza Francesca Milano nel 1935, ha avuto tre figli: Franchino, Palmina e Rosetta. Dal 1952 la famiglia Conte ha abitato in Via Cammaruozz, vicino alla casa di Turillo. La proprietà venne acquistata da un fratello di Nicola La Camera Giuvannicchio, papà di Turillo. Prima del 1952, anno di nascita della figlia Rosetta in via Rauta, nella casa in affitto di Vincenzo La Camera Giuvannicchio, la famiglia Conte ha abitato nella casetta accanto al mulino Chiarelli in via di Jumare
IL FATTO:
Zu Peppe era il barbiere, delle frazioni superiori dell’alta valle del Frido. Non c’erano, da noi, negli anni 60 e 70 negozi di parrucchiere per uomini. Molti altri praticoni esercitavano saltuariamente il mestiere di barbiere (Domenico La Camera, Gallicchio Domenico) Pochi clienti, specialmente giovani, si recavano a San Severino o a Viggianello.
“U Barbiere” esercitava la sua professione nella propria abitazione o al domicilio del cliente. La poltrona da lavoro, era accostata ad una parete della sua cucina, ma veniva portata al centro della stanza, quando c’era un cliente, za Maruzza, sua moglie offriva, spesso, agli adulti una tazzina d’orzo o di caffè.
Lo shampoo non era allora conosciuto. Il taglio – caruso – inevitabilmente unico, era quello che lui sapeva eseguire; a nulla servivano le rimostranze di noi ragazzi che gli manifestavano con speranza e petulanza il desiderio di averne uno diverso.
D’inverno il taglio era corto con la riga ad un lato e basette corte, definite con precisione con il rasoio a mano libera, che era affilato su una robusta e rumorosa cintura di cuoio; nella stagione calda, alla chiusura delle scuole, appena la calura estiva si annunciava, il taglio diventava ancora più semplice e più corto.
Su indicazioni tassative dei nostri padri, eseguiva il “melone”: le basette sparivano, i capelli erano tagliati, quasi, a zero. Aveva forbici, rasoi e “tosatrici” a mano che strappavano il pelo, non lo tagliavano: noi ragazzini temevamo l’assalto doloroso di quegli strumenti sul nostro collo, sulla testa, e cercavamo di sfuggire al loro morso, ma la mano possente di Peppino ci riportava di nuovo in posizione sulla sedia della tortura.
Ci congedava, alla fine d’ogni taglio, con il sorriso beffardo appena accennato sulle sue labbra sottili e con la promessa, che mai si concretizzava, dell’acquisto di un nuovo e più efficiente rasoio.
Era alto, snello e stempiato. Ogni mattina, con il suo passo veloce, transitava davanti a casa mia in Via Rauta, ed andava a piedi a Mezzana, a Varco.. a tagliare i capelli al domicilio del cliente. Portava gli attrezzi del mestiere sotto l’ascella, avvolti in un asciugamano di cotone bianco. D’estate sudava molto e si riparava dal sole con un fazzoletto bianco poggiato sulla testa su cui metteva la paglietta oppure una coppola leggera di tela bucata, calzava delle scarpette leggere di tela ed indossava camice larghe a maniche corte, con spalline e con due tasche anteriori.
Era abbastanza taciturno, incontrandolo per strada, spesso, non rispondeva neanche al saluto. Era, però, disponibile ai comandi del prossimo, portava ambasciate ed eseguiva piccoli servizi nella frazione di Mezzana, dove c’era il forno a legna, il negozio di generi alimentari, il calzolaio, il tabacchino, il macellaio, l’ufficio postale.
Veniva ricambiato con piccole mance, o con regali di modesto valore. Era un abile giocatore di tressette, però reagiva male alla sconfitta ed abbandonava il tavolo di gioco con facilità, tra le proteste degli altri giocatori e specialmente del compagno; non beveva alcolici, ma solo aranciata e di rado qualche birra.
Per vedere le foto della famiglia di Giuseppe Conte barbiere cliccare sul seguente Link: https://biagio.propato.org/famiglia-conte-giuseppe/