Zu Ntonio i “Mattiazzi” e la Fornace di Acquafredda

Fabbricava con l’argilla i ceramili, i mattoni, che erano cotti nella fornace, ubicata in località Grutta a Cupia, nella fascia pedemontana della piana d’Acquafredda. Produceva anche la calce con la carcara posta accanto alla fornace .

Zu ‘Ntonio, era un tipo bizzarro, scherzoso, e veniva avvicinato da tutti per la sua allegria, e simpatia. Spesso, in seguito a litigi in famiglia, si allontanava velocemente da casa e si dirigeva verso il fiume che scorreva sotto casa, con il proposito di suicidarsi, annegando nelle fredde acque del Frido.

La moglie accorreva precipitosamente verso il fiume e trovava il marito seduto sulla briglia , che fumava con aria sorniona il sigaro, soddisfatto per la beffa che, a mo’ di punizione, le aveva rifilato.

Si racconta anche che zu ‘Ntonio, d’inverno, quando si macellavano i maiali, uscisse da casa la mattina, e raccomandasse alla moglie Saveriedda ed alla suocera Carmela di preparare la mollica del pane per fare il sanguinaccio con il sangue del maiale, che lui avrebbe dovuto acquistare e macellare in giornata. La sera ritornava a casa senza il sangue, contento di aver burlato per l’ennesima volta la suocera Carmela e la moglie credulona,che aveva atteso invano per tutta la giornata l’arrivo del marito e del maiale.

Non restava alle povere donne che consumare per cena la mollica di pane.

Nei paraggi della fornace, ubicata a circa 1250 metri di quota, c’era un albero di ciliegio che riusciva di rado, in tarda stagione estiva, a portare frutti. Zu Ntonio per sbalordire e burlare i paesani di passaggio e godere dello stupore che essi avrebbero provato, legava ogni anno alla pianta, dei rametti carichi di ciliegie e di foglie che portava da Conocchielle dove i frutti maturavano alla fine di Giugno.

Per burlare il prossimo si travestiva qualche volta da dottore, indossava un camice bianco e visitava gli ignari pazienti a cui quasi sempre consigliava di bere dell’acqua bollita con peperoncini piccantissimi.

Vendeva anche frutta fresca a buon prezzo, le pume leggere e profumate venivano raccolte all’istante su richiesta del cliente: zu ‘Ntonio si sedeva su un mezzotomolo, si abbassava i pantaloni e con aria seriosa incominciava a scoreggiare moltissime pume, che offriva in abbondanza allo sbigottito cliente

La moglie di Zu ‘Ntonio era za Saveria (?). La suocera Za Carmela era la mamma di za Saveria, ma anche di Antonio Peluso, sposato con za Nuziata, e padre di mia zia Minicuccia. Antonio Peluso emigrò in Argentina a Buenos Aires quando la figlia Minicuccia aveva 22 giorni, e morì di Tubercolosi all’età di 27 anni quando la figlia aveva 16 mesi.

Si dice che la partenza di Antonio, affetto da TBC, per l’Argentina fu organizzata e sollecitata dalla moglie e dai familiari per evitare il contagio degli altri membri della famiglia.

Za Saveria sposata con Peppino Gallicchio pitrantonio aveva due fratelli: Prospero, e Antonio Peluso sposato con za Nuziata De Marco. Prospero morì annegato nel fiume Frido, il suo “spirito“sarebbe entrato nel corpo di za Maria a Magnopra ,che avrebbe bevuto dell’acqua del fiume nel punto in cui Prospero annegò

1) Ceramili, sono coppi di argilla utilizzati per la copertura del tetto

2) Le Pume nel dialetto Conocchiellese sono sia le mele, che le scoregge

per le foto dei Pitrantoni.Mattiazzi cliccare sul link: https://biagio.propato.org/famiglia-peppino-gallicchio-pitrantonio/