Filissu, detto Visentu
FILISSÜ L’OVAIÚ, detto VISENTÜ
Era un commerciante ambulante di Voscari, aveva un “emporio” allocato in un paniere sospeso alla piega di un gomito, che conteneva spille, bottoni, aghi, rocchetti di filo, pettini, fermagli per capelli, ferrettini, pettinisse1 , scaraturi, lacci da scarpa, capisciole2 , elastici per vestiario. In un altro paniere, appeso all’altro gomito, metteva le uova, che barattava con la sua povera mercanzia.
Quando il carico era greve, il lavoro era svolto con l’aiuto di un mite asinello, che aveva sul basto due cofani; un nastrino intrecciato con i colori del tricolore pendeva dalla cavezza di vecchio cuoio, bordata da rare setole.
L’asinello non portava attaccato al collo un campanellino, perciò il suo arrivo, a Conocchielle, era silenzioso e discreto. Filisso era di statura media, ed avanzava lentamente con il capo abbassato coperto da una paglietta, e con i gomiti allungati dal peso dei due panieri; il viso era scarno, nascosto da grandi occhiali neri, con vetro spesso. Aveva la barba corta e bianca, con peli irti e ruvidi.
Muoveva con flemma le mani e con la sua voce flebile e stanca annunciava la sua presenza settimanale: l’ovaiù, l’ovaiù, l’ovaiù… più che un richiamo commerciale, il suo bando, somigliava ad un lamento
Dopo qualche minuto la gente, lentamente, accorreva, Il baratto cominciava, le massaie allegre e scherzose mercanteggiavano e portavano a casa un pettine, dei bottoni, una pittinissa, uno scaraturo, un ago in cambio di poche lire o più spesso in cambio di qualche uovo che Filisso scuoteva all’orecchio per verificarne la freschezza, prima di deporlo nel paniere o nel cofano.
Ogni fine settimana con il suo asinello attraversava la scala di Gaudolino, ed andava a vendere, il suo carico stantio d’uova campagnole, a Castrovillari, dove si riforniva della mercanzia necessaria per continuare il suo povero commercio.
Viveva a Voscari in una casa modesta formata da una sola stanza, era di modi rustici e poco raffinati. Mangiava nello stesso piatto assieme alla moglie, senza mai lavarlo per giorni e giorni.
Così riferiva Mario u “Castruviddaro”, commerciante ambulante di frutta, che fu ospite negli anni 60, a causa di un’abbondante nevicata, nella casa di Filisso.
Filisso era originario della contrada Torno di Viggianello E vi abitò anche nei primi anni di matrimonio con la moglie Scepparedda Carlucci di Voscari, sorella di Francesco Carlucci, padre di Peppino ‘u Billlino. In gioventù visse, per qualche tempo, in Argentina, a Buenos Aires
“Visentu“così lo chiamavano in famiglia, maltrattava la moglie, al punto che il fratello Francesco decise, per allontanarla dal marito, di portarla a Voscari. Il trasloco di Scepparedda dal fratello , non ebbe del tutto successo , perchè Visentu seguì la moglie e si stabilì, pure lui, definitivamente a Voscari
La coppia abitava in un povero monolocale situato nei pressi dell’attuale casa di Pippino ‘u Billino, ove Filisso giocava a carte quotidianamente, con abilità.
Si diceva che la moglie, spesso, impossibilitata a spogliarsi per la presenza di estranei che giocavano con il marito nell’unica stanza della loro povera ed angusta casa, si addormentasse a tarda ora vestita con gli abiti della giornata.
Filisso quando giocava a carte ripeteva spesso i suoi motti preferiti: a) “ Ijü joco e semp’ vinch’ e il mio vestito è così ripinto“; b) carta va iocaturü s’avanta”.
Za Sceppa era una brava donna, fece da mamma a Lina De Luca ‘a Menzaredda, la cui mamma era gravemente ammalata.
Morto Filisso, Scepparedda non resse alla solitudine e si sposò con Giseppu ‘i Jasco di Mezzana, detto ‘u siggiaro. Il matrimonio durò poco tempo perché anche Jasco morì e lasciò sola za Peppa, che trovò un altro compagno in Vincenzo Viceconte detto Buggio, papà di Franco ‘u Nnecco di Mezzana.
Con Vincenzo convisse, ma non si risposò per non perdere la pensione del coniuge defunto.
Anche questa esperienza coniugale giunse dopo qualche tempo a termine per la morte del compagno Vincenzo, e za Sceppa piegata da tanti lutti, ma soprattutto dagli anni, visse in solitudine fino alla sua morte avvenuta all’età di 86 anni in data 03/05/2001.
Il nipote Peppino, gran signore, curò amorevolmente il suo funerale ed anche quello dello zio Visentu. Ora entrambi i coniugi riposano nel cimitero di Viggianello.
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1 pettine fitto per la pulizia dei capelli
2 strisce di cotone a forma di fettuccie sottili
3 pettine molto fitto a uno o due lati usato per allontanare i lendini dei pidocchi dai capelli