Conocchielle: Casa antica di Ciminelli Vincenzo “Caione”
La Casa è ubicata al piano terra a Conocchielle, in Via Rauta
E’ in discreto stato di conservazione ed è formata da tre stanze di circa 15 m2 ognuna, è costruita in pietra ed argilla, ha il tetto sostenuto da una capriata di travi di legno e tavole, ed è coperto da ceramili (coppi) fatti probabilmente nella fornace di Antonio Mattiazzi in località Acuqafredda. Il soffitto posto ad un’altezza di circa 2.70 m. dal pavimento è formato da robuste travi parallele di legno, a sezione rettangolare o quadrata, collegate da tavole inchiodate, dalla larghezza di 30-40 cm e dalla lunghezza di di circa 1 metro.
Al soffitto sono appese le Ntinne, assi di legno che sostengono il salame da stagionare: prosciutti, salsiccia, sopressate, pancetta, vucculari (guanciale), capocollo, pezzi di lardo, nnugghie ( involtini di cotica).
I muri esterni della casa non hanno intonaco, mostrano la pietra grezza murata con l’argilla e con le graste (frammenti di ceramili o di mattoni di argilla) di colorito rosso, che interrompono la monotonia del grigio-chiaro della pietra.
Le pareti interne son intonacate con calce e sabbia e sono tinteggiate di bianco con calce sciolta nell’acqua.
Le tre stanze sono separate da una tramezzatura di legno, fatta di assi paralleli o intersecati a X e ricoperti da tavole.
La quasi totalità delle case delle nostre campagne aveva il pavimento lastricato solo con cemento liscio di colore grigio, alcune erano pavimentate con i mattoni di terracotta, che venivano prodotti nelle fornaci della zona, poche case, come quella di zu Liunu Rubino e di zu Giovanni Gallicchio, detto Quartieri, avevano il pavimento fatto di mattonelle, quest’ultima casa aveva anche il water in ceramica, il banco della cucina al 1° piano, rivestito da mattonelle di ceramica bianca, e nella cantina al piano terra, c’era un rudimentale torchio manuale per le vinacce. Aveva anche una stufa a legno costruita con terracotta
La cucina che accoglie la porta d’ingresso ed una finestrella con gli scuretti interni, comunica con le due stanze da letto tramite due porte di legno ad una sola anta. In una stanza da letto dormivano i genitori, nell’altra stanza dormivano i figli sopra una littera unica, formata da due trastieddi che sorreggevano un piano fatto di tavole, su cui poggiava il saccone, un sottomaterasso fatto di coppe ( brattee) di mais.
La porta d’ingresso è a due ante, di cui quella di dx è divisa a sua volta in due metà: è possibile così tenere aperta solo la metà superiore dell’anta apribile di dx per permettere alla luce di illuminare la cucina, e nello stesso tempo impedire, con la metà inferiore chiusa, agli animali di entrare in casa.
L’architrave posto sopra le porte e le finestre è costituito da una trave orizzontale di legno.
Su di un lato della cucina è posizionato il camino, la cui cappa poggia su una trave frontale di legno lavorato, sostenuta da due “gattuzzi” di legno, conficcati nel muro, uno per ogni lato. La superficie piana del frontale di legno porta incisi l’anno di costruzione della casa e le iniziali del nome e cognome del capofamiglia.
La camastra (catena con un gancio terminale inferiore, ancorata centralmente in alto ad un tubo metallico posto di traverso nella cappa) che pende al centro del camino, serve per tenere sospesi sul fuoco la caudara, il caudarieddo (paioli d varie grandezze)
Ai lati del camino c’è sempre il treppiede e spesso la fornacetta ( fornelletto di ferro o di ghisa, simile ad un piccolo barbecue, alimentato con la brace e sorretto da 3-4 piedini), la pignata con il reggipignata. Appeso al muro interno del camino od ai gattuzzi di legno c’è il portacirogino (portacandela) con la candela, che si accende quando fa buio.
All’interno della cucina ci sono gli arredi indispensabili della famiglia: il tavolo di legno con sopra la lancedda, la galetta ( brocca per l’acqua fatta di doghe di legno e cerchi metallici, a forma troncoconica), le sedie di paglia, il minestraturo (credenza, mobile da cucina dotato di sportellini e tiretti, ove si riponevano il pane, le stoviglie, le tovaglie, il cibo i coltelli ed altro) con il bibbigas (Pibigas piastra metallica smaltata, con coperchio, dotata di tre fornellini a gas, di varia grandezza, collegati ad una bombola) sopra, la cascia, il cascione (grosso baule per contenere granaglie, formaggi..), il varlaro, il ramiero attaccato alla parete sopra il minestraturo serviva per appendere, recipienti di rame, il vacile (bacile) con il portavacile, sormontato da un piccolo specchio appeso al muro nelle vicinanze della finestrella.
Nella camera da letto ci sono i letti poggiati sui trastieddi, il bagugghio (baule utilizzato per contenere biancheria, o corredo), l’armadio e qualche sedia, le culinnette (comodini) dentro cui si nascondeva il rinalo, o pisciaturo o cantiro (Vaso da notte). Nelle case più ricche c’era anche il comò. Sotto i letti si conservavano le patate, la frutta, i cesti con la biancheria.
All’interno di queste tre stanzette viveva la famiglia Ciminelli, formata dai genitori Vincenzo e Mastropierro Domenica, detta la cianciaiola, dai figli Nicola, Giuseppe, Carmine, Antonio, Rosina, Maria e dai nonni, per un totale di 12 persone.
Mancavano in quasi tutte le case i servizi igienici, non c’era l’acqua, c’era il varliro (barile) sistemato nel varlaro, che si riempiva d’acqua potabile alla fontana pubblica o con l’acqua dei pozzi.
Il Varlaro (portabarile) era un incavo nel muro della cucina, a forma rettangolare, attrezzato con due assi di legno, a superficie concava, su cui si posizionava il varliro. l’acqua dal varliro veniva versata nella galetta o nella lancedda, da cui tutti bevevano, se l’igiene era scarsa si formavano delle alghe filamentose, di colorito verdastro (lippo) sulle pareti interne di questi recipienti di legno
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