Don Carmelo Poselli

Integrazione all’articolo “Ultima cena di Mario Faillace” pubblicato nel mio Blog in data 16/11/2019, riguardante Don Carmelo Poselli parroco dal 1953 al 1981 nelle frazioni dell’Alta Valle del Frido:

Al suo interno oltre alla storiella dell’ultima cena di Mario Faillace, si parla anche e soprattutto di Don Carmelo Poselli, persona a me, alla mia famiglia molto cara con la quale ho condiviso, in qualità di chierichetto, molti momenti formativi della mia infanzia. Benediceva per la Pasqua le nostre case, celebrava nella nostra piccola comunità dell’alta valle del Frido, oltre alla Messa festiva, i sacramenti del Battesimo, della Cresima e del Matrimonio.  Visitava le nostre scuole ed ungeva  gli  infermi con l’olio santo. Partecipava alle nostre feste ed ai nostri lutti.

Don Carmelo Poselli in processione

Ricordo  che lo incontrai una  sera d’inverno, mentre avanzava in una violenta bufera di neve in via Rauta, alla fioca luce di una lampadina,  per portare notizie rassicuranti sui miei zii  emigrati in Brasile.

A Rio de Janeiro, dove abitavano Mario e Carmelo, c’erano state devastanti alluvioni ed i miei nonni erano in ansia per i loro due figli .

Don Carmelo con la sua radiolina  riuscì a captare buone notizie , forse in onde medie,  sulla situazione in Brasile e ritenne opportuno informare i miei nonni.

La preparazione della mia Cresima assieme a tanti amici di infanzia di  Conocchielle, di Varco e di Voscari costituisce un ricordo  indelebile, dolce e gioioso. “Gesù si nascondeva nell’Eucarestia sotto le apparenze del pane e del vino”, questa spiegazione sul sacramento dell’Eucaristia dataci ripetutamente con fervore  da Don Carmelo non cambiava, allora, la  nostra vita

Prima del Catechismo, vestiti dalle nostre mamme con camicie o magliette candide, scorrazzavamo agitati nei prati adiacenti alla chiesetta della Madonna del Carmine di Varco e salivamo sugli alberi di gelso dai grossi e succosi  frutti  neri, che macchiavano in modo indelebile i nostri abiti. Si contendeva, con vigoria, la lunga corda della campana a cui ci si appendeva per generare  i dolci rintocchi che si spandevano nella  Valle, spesso la corda cedeva al nostro peso e tutti giù per terra.

Laurieddo

Nel periodo pasquale, nella chiesetta di Varco, si seguivano tutti i lunghissimi riti della settimana Santa: dalla Lavanda dei piedi alla benedizione del Fuoco. Si preparava anche il Santo Sepolcro e lo si addobbava con i laurieddi ornati di nastrini colorati e fiori di campo.

Il Venerdi Santo si copriva in chiesa con un lenzuolo il crocifisso. L’organo e le campane tacevano in segno di lutto, e la troccula diffondeva nell’aria il suo triste e malinconico richiamo,

La Tròccula o raganélla era un rudimentale strumento musicale formato da una cassa armonica di legno e da una manovella che azionava una ruota dentata di legno su cui poggiava una tavoletta,  che produceva ritmicamente un malinconico suono : tratac tratac tratac.

La Domenica di Pasqua era festa grande per tutta la piccola comunità e noi bambini, dopo il pranzo, sciamavamo di casa in casa a baciare la mano agli zii, ai nonni, agli anziani, per chiedere loro perdono ma soprattutto per raggranellare, in cambio, degli spiccioli. Gli zii, i nonni, i compari Gennaro e Rosina erano generosi, mi regalavano ognuno 500-1000 lire, gli anziani estranei non gradivano molto il bacio della mano ed erano taccagni. Zio Giovanni Lo Duca Menzaredda, che abitava in via Gallicchi, ci regalò 20 lire da dividere tra i bambini del gruppo

 Le sporadiche  visite di Don Carmelo nella scuola pluriclasse di Conocchielle erano   temute, l a sua parola era chiara, ma risultava pesante e noiosa per noi monelli , che cercavamo, di nascosto, di abbandonare l’aula saltando dalla finestra.

Con don Carmelo, la gente incominciò a partecipare in modo attivo alle funzioni religiose, secondo quanto era previsto dal Concilio Vaticano II°. L’alfabetizzazione  muoveva con fatica  i suoi primi passi,  le letture, durante la Liturgia,  venivano lette dai fedeli poco  capaci a farsi ascoltare e capire