La Fornace a Conocchielle

Era una costruzione in muratura, un forno, che serviva per la cottura a fuoco continuo delle argille ed in particolare per la produzione di laterizi impiegati nell’edilizia locale: mattoni, ceramili (coppi), embrici, ed altro.

La fornace era costruita come un forno, ma su due livelli: uno superiore formato dalla camera di cottura, dove avveniva la cottura dei manufatti di argilla fresca, che venivano posti su più ripiani di terra, strutturati come le curve di uno stadio. Il livello inferiore era costituito dal forno vero e proprio, nel quale c’era la camera di fuoco con la bocca di alimentazione, attraverso cui si metteva la legna di faggio o le fascine di ginestra (sparto).

Il piano che divideva la camera di cottura dal forno sottostante, fatto di materiale refrattario a base di argilla, presentava un grosso foro centrale, che permetteva il passaggio del calore dal piano inferiore a quello superiore.

In altre Fornaci questo piano di separazione della camera di cottura da quella del fuoco, oltre ad avere un’apertura centrale, era tutto attraversato da fori, e permetteva al calore una sua migliore diffusione.

La Fornace si costruiva in un’area con leggera pendenza, in modo che la camera del fuoco risultasse tutta interrata, ad eccezione della bocca di alimentazione che era a vista.

La camera di cottura doveva essere a livello della parte più alta del terreno, al fine di rendere il caricamento dei mattoni e dei coppi più comodo. La cupola veniva coperta da uno strato di materiale refrattario a base di argilla.

Ultimata la cottura dei ceramili e dei mattoni, il tetto veniva distrutto e rifatto dopo ogni cottura, mentre il piano forato di forma circolare, con i vari ripiani concentrici, le pareti esterne, e tutto il piano inferiore, dove c’era la camera di combustione, restavano intatti, non erano ricostruiti.

L’argilla scavata nelle vicinannze della fornace era setacciata ed impastata assieme all’acqua, con le mani e con i piedi. L’impasto di consistenza pastosa era versato in forme di legno ed essiccato al sole per giorni. Si procedeva, poi, a sformare i mattoni ed i ceramili, che erano collocati, successivamente, nel piano cottura della Fornace.

La cottura dei manufatti era una fase molto delicata, la camera di combustione veniva riempita di legna di faggio o di fascine di sparto (ginestra) e si procedeva per qualche giorno alla sua tempera, attraverso l’immissione continua e crescente di legna o fascine.

Si raggiungeva la fase del fuoco alto e la si manteneva, senza interruzioni, con quantitativi crescenti di combustibile, per altri 3-4 giorni, la temperatura era quella giusta se attraverso il foro della chiusa del forno si vedeva la fiamma chiara, priva di venature rossicce.

Quando il fuoco era al massimo, le fiamme si incuneavano tra le fessure della volta del forno, il fornaciaio tappava con altra argilla questi sfiati ed il calore guadagnava altre uscite.

Era questo un gioco delicato tra il calore ed il fornaciaio, perchè attraverso queste interruzioni della volta e della loro successiva riparazione con altra argilla, si regolava la temperatura , di circa 800°, all’interno della camera di cottura.

Il fuoco doveva farsi strada tra le fessure, altrimenti l’impianto della Fornace poteva crollare e l’argilla poteva anche liquefarsi, al contrario, se la fornace non arrivava alla giusta temperatura, si comprometteva ugualmente il lavoro di una intera stagione. Cuocere la fornace, portarla alla temperatura di cottura, era cosa difficile, solo chi accumulava anni di esperienza diminuiva i rischi di sbagliare.

Dopo la cottura dei manufatti che durava circa una settimana, si passava al raffreddamento del forno. che avveniva rimuovendo la chiusa che occludeva la bocca di fuoco della camera di combustione.

Si sfornaciavano i ceramili ed i mattoni distruggendo la cupola della Fornace, e si collocavano al fresco dentro una stanza, dove venivano stoccati fino alla loro vendita.

La proprietà della Fornace di Conocchielle, che si trovava in località Acquafredda, poco distante dalla sorgente di acqua potabile, era di zu ‘Ntonio ‘i Mattiazzi

Anche in c/da Frida c’era una Fornace ed era di Gargaglione Giuseppe , detto “Culucusutu”.