La pita ed il falò a Conocchielle

Il falò di San Giuseppe – 19 Marzo – e di San Francesco di Paola – 2 Aprile –

In quelle occasioni si accendeva all’imbrunire con le fascìne1 davanti alla cantina di zu Ruoccu un grande falò – faònë  – , sotto la cenere ricoperta dalla brace si arrostivano, a tarda sera, le patate tagliate a metà e salate. Nei paraggi si issava l’albero della cuccagna – Pita – fatto con un grosso albero di faggio o di pioppo alla cui estremità si attaccava la cima di un abete o di agrifoglio – rocca –

Alla rocca erano appesi salsicce, sopressate, taralli, caramelle, barrette di cioccolato e nastrini colorati. I più giovani cercavano di arrampicarsi sulla pita, resa viscida da uno strato di sapone, per arrivare in cima alla rocca ed arpionare qualche prodotto. Alla fine della serata i cacciatori staccavano a fucilate il salame rimasto sulla rocca. Le donne preparavano biscotti e grandi frittate con le uova offerte da tutta la comunità e con il salame della rocca. Si scherzava, si rideva fino a tarda notte tra amici e parenti in un’ atmosfera allegra e spensierata, spesso si ballava, si cantava al suono della fisarmonica, dell’organetto o dell’armonica a bocca di Saverio La Camera monti.

Conocchielle Aprile 1977, attorno al Falò

Non mancavano le liti tra i festaioli causate dalle abbondanti bevute di vino e/o di birra specialmente durante la preparazione delle fascine e della pita ad opera dei soli maschietti, che avveniva qualche giorno prima nel bosco. Al trasporto delle fascine partecipavano anche le donne.

L’aria della festa si diffondeva nel villaggio e ci inebriava, i bambini saltellavano e ruzzolavano felici sulle fascine. il fuoco bruciava con un dolce e vivace crepitio i rami verdi dello sparto2 e rischiarava i volti e la piazza, refoli capricciosi di fumo bianco ci inseguivano e ci allontanavano dal falò con gli occhi socchiusi e riparati dal palmo della mano

Le feste del falò annunciavano l’arrivo della Primavera e l’aria fredda ed umida dell’inverno scemava al ritorno del tiepido e leggero zefiro primaverile. Zefiro torna e ‘l bel tempo rimena – Petrarca –

Anche la natura si univa alla festa del falò, ritornavano il canto del cuculo, i profumi ed i colori delle primule e delle viole, gli alberi si adornavano di foglie e di gemme ed i ruscelli rumoreggiavano con le abbondanti e fredde acque nevose, che fluivano a valle nei fossi e nei fiumi

16 Marzo 2019 le fascine e Nicolino

Delle festività di San Giuseppe e di San Francesco non vi erano segni religiosi forti nella festa della Pita. il rito simile ad un baccanale diluiva e sostituiva la festa religiosa. Di tanto in tanto durante la preparazione delle fascine e della pita in coro si gridava : evviva san Francesco !!! evviva San Giuseppe !!!! Non era il santo a dare colore e calore alla festa ma le allegre libagioni. Per gli studiosi il rito arboreo della pita è un rito simbolico della fecondità in cui l’elemento maschile costituito dalla pita, si sposa con la rocca, l’elemento femminile.

Le feste della pita e del faone, da qualche anno,  non si celebrano più da noi, Di tanto in tanto  si  accende solo il falò. La contrada si è svuotata, sono rimaste poche persone. Nel 2001 a Conocchielle  c’erano  89 residenti, oggi  i residenti sono circa 32. Stiamo perdendo la nostra piccola guerra contro lo spopolamento. La mancanza di lavoro e di servizi  con la  conseguente denatalità spingono  i pochi giovani a fuggire  verso nuove realtà.

Di queste case  non è rimasto  che qualche  brandello di muro …” cosi  Giuseppe Ungaretti scriveva in San Martino del Carso il 27 Agosto del 1916 . Questa immagine di disperazione legata alla guerra  è assimilabile alla guerra lenta  vinta  dalla povertà nella nostra valle del Frido

Etimologia di Faòne: dal greco fao, falò. Verosimilmente è un accrescitivo di fuoco, fuocone, grande fuoco.

Lavorando di fantasia, mi piace pensare che derivi dal greco antico Phaon, “splendente”. Faone era un mitico traghettatore dell’isola  greca di Lesbo amato da Saffo che, non corrisposta, si gettò in mare dalla Rupe dell’isola di Leucade. Così poetava Saffo: o perfido Faone quel cor ch’era di molte or tu sol hai

  1. Fascina/sf. Fascio da ardere di ginestre fresche o secche o di altri rametti, legato con corde o con rametti flessibili ↩︎
  2. Sparto/ sm. Ginestra ↩︎