Le fontane in c/da Conocchielle
Le fontane tuttora presenti nella contrada Conocchielle sono 6 e sono ubicate in: via Rauta, piazza ‘Nnat ‘a Cantina, via Quarto, via Cammaruozz’, Via Gallicchi, e davanti alla casa di Sciushco
La prima fontana pubblica con relativo acquedotto che attraversava via di Jumare è stata quella di Sciushco, costruita intorno all’anno 1926. Nelle vicinanze del Mulino Chiarelli, a pochi metri di un ponticello, sulla stradina che porta alla passerella per c/da Frida, c’è un tombino dell’antico acquedotto della fontana. L’acquedotto di Conocchielle alimentava anche la vecchia fontana pubblica di c/da Varco, ubicata nelle vicinanze della casa di Nicola Ferrara
In seguito il nostro acquedotto prese origine dalla contrada Frida, dove arrivava l’acqua delle sorgenti del Frido. Il partitore dell’acqua era ubicato ai piedi di un grande cerro, nelle vicinanze della segheria di Paolo Chiarelli. Frequenti erano le liti per la divisione dei flussi idrici tra il fontaniere di Mezzana Salice sign. Scaldaferri, originario di Lauria, e mio padre Nicola, fontaniere delle frazioni superiori di Viggianello. La portata era bassa e non riusciva ad alimentare neanche le sole fontane pubbliche. La rete idrica fatta con tubi di ghisa saldati a piombo era fatiscente e perdeva molta acqua.
Il sottoscritto più volte ha eseguito sulla nostra condotta, come collaboratore occasionale del fontaniere , delle saldature a piombo, ha scavato assieme agli altri operai le tracce per posizionare nuovi tubi per altre fontane pubbliche nella contrada Varco, ubicate vicino alla casa dei Micci, e vicino alla casa di za Rosa a Curcugghia in via dei Pappuni. Ha sbagliato, chi vi scrive, anche la misura di un tubo di raccordo, combinando un gran casino, perché risultò più corto del necessario di circa 2 cm. Il fontaniere incazzato bestemmiò, si morse le labbra e rivolse lo sguardo verso il cielo agitando le mani.
La saldatura dei tubi veniva eseguita con il piombo fuso, che era versato in un bozzolo di argilla posto in corrispondenza dei due tubi da congiungere. Una cordicella che cingeva i tubi veniva sfilata e lasciava lo spazio al piombo per penetrare in profondità.
Successivamente il piombo solidificato della saldatura era ribattuto, pressato nella campana di ghisa con punciotti e martello. Al termine si verificava che non ci fossero perdite ed il lavoro era finito. Nuovi attacchi sulla condotta principale erano eseguiti facendo dei fori con trapani a mano ed avvitando i tubi filettati da 1/2 pollice o da 3/8 sulle cravatte che erano posizionate attorno al tubo in corrispondenza del foro.
l’interfacia tubo-cravatta era sigillata tramite una guarnizione di cuoio ricavata da una vecchia scarpa, o tramite un pezzo di gomma di camera d’aria.
Quando arrivava l’acqua in una contrada era festa grande, e spesso si ritornava a casa con qualche pezza di pecorino , con le uova, con la lattuga o altro.
Za Rosa a Curcugghia, per gratitudine, al termine del lavoro ci offrì il pranzo, a me graditissimo, fatto di uova fritte e pomodori ad insalata, bevemmo anche del vinello rosato, acidulo, con la fioretta, servito nella cannata . La dolce za Rosa indossava una veste lunga, stretta in vita e vaporosa in basso, coperta in avanti dal vandisinö, aveva un seno voluminoso e pendulo, calzava degli stivaletti di pelle allacciati anteriormente, con forti semirigidi, alti 15-20 cm.
Il marito zu Sceppu u Vicinzone, uomo buono e mite dal fisico abbondante, con ventre prominente indossava una camicia di cotone , panciotto, giacca e pantaloni di velluto , vegliava con una frasca sulla nostra incolumità quando la traccia scavata nel terreno con pala e pico, passava nelle vicinanze del suo alveare, dove le api innervosite dalla nostra presenza tentarono più volte di pungerci. La coppia abitava in una piccola casa costruita con mura in pietre, divisa all’interno in due bassi piani collegati da una scaletta in legno, il pavimento ed il soffitto erano in tavolato inchiodato su travi di legno a vista, anneriti dal fumo del camino . La cucinina dove mangiammo aveva un tavolinetto centrale, delle sedie di paglia ed era stipata da utensili e da altri oggetti, le ntinne del soffitto erano vuote, nell’angusto piano basso c’era la botte del vino e le accette appese dietro ad una porticina di legno
A Varco fummo anche ospiti di Saverio u Mbierto, che ci offrì a pranzo un piatto di pasta asciutta condita con pezzetti di pollo al sugo.
Ricordo ancora oggi il pozzo presente in via dei Pappuni dove si affogò un signore di Varco, ed ancora oggi la paura, i brividi, il dolore per quella tragedia si rinnovano
A Varco facemmo anche un impianto idraulico nella casa privata di Prospero ‘i Serafinö, un signore che aveva lavorato per molti anni in Svizzera; possedeva, se non sbaglio, una Ford Taunus con la quale andava in giro a vendere i pulcini. Prospero, venne sollecitato più volte a saldare il suo debito, ma ignorò le nostre richieste perché, sebbene l’impianto fosse stato eseguito a regola d’arte, l’acqua non arrivava con continuità nella sua abitazione a causa della bassa pressione della condotta principale. La colpa non era certamente dell’idraulico, l’acqua era insufficiente per l’utenza privata. In quella occasione perdemmo sia il lavoro che il materiale impiegato.
Negli anni 70 la ditta Chiodi di Teramo costruì un nuovo acquedotto che originò direttamente dalle sorgenti del Frido e portò l’acqua potabile attraverso una capillare rete idrica nella frazione Conocchielle e nelle altre frazioni superiori del nostro comune. Un grosso serbatoio, da cui si diparte tutta la rete idrica , si trova a Conocchielle in via Gallicchi
La vecchia fontana di via Cammaruozz’ non è servita da un acquedotto, è alimentata da una sorgente posta a pochi metri nell’uorto di za Minuzza Propato, la temperatura dell’acqua è quasi costante: risulta fredda d’estate e calda d’inverno. Si diceva che le sue acque fossero infestate dalle filahe – Filarie – e dalla Giardia. E’ la più vecchia fontana della nostra contrada, forniva l’acqua a tutta la zona anche prima della costruzione dell’acquedotto e della fontana di Sciushco. La popolazione attingeva l’acqua direttamente al cannello o al ceramilö della piccola fonte e riempiva i barili di legno, che venivano caricati sul basto degli asini o sulla testa delle donne
In via Gallicchi all’inizio di una scaletta in pietra che portava al centro abitato ci sono i resti del muretto e della vaschetta dell’antica fontana, che aveva la sua sorgente sotto un grande noce a pochi metri di distanza dal cannello di uscita dell’acqua. La nuova fontana è posta all’uscita del centro abitato in prossimità del serbatoio dell’acqua
Oggi 10 Aprile 2023, giorno di PASQUA, ho potuto osservare i ruderi semidiruti della antica fontana di via Gallicchi. ripuliti dalle erbe e dai rovi che li sovrastavano, la vaschetta è ripiena di acqua limpida, che sgorga da un tubicino di ghisa verosimilmente in collegamento con l’antica sorgente posta un poco più a monte della fontana. Un mio generoso e sensibile paesano ha compiuto il miracolo, ha ridato vita alla antica fontanella che, pur piena di acciacchi, ha ripreso a svolgere il suo servizio
La Fontana di piazza ‘Nnant ‘a Cantina è la più recente, è stata costruita nei primi anni del 2000, per molti anni non c’è stata l’acqua , il comune non voleva collegarla alla rete idrica.
La Fontana di via Rauta che sorge davanti alla mia abitazione , nell’orticello di mia proprietà è stata costruita negli anni 60, quella di via Quarto qualche anno dopo
Una falda freatica non captata di acqua potabile, che bagna tutto il tratturo antistante alla fonte è presente in località Pumare, altra sorgente non bene identificata si troverebbe in località Funtanedda attraversata dalla stradina , sempre bagnata e fangosa, che porta in alta montagna
Ci sono nel territorio della contrada alcune fonti di acqua sulfurea non utilizzate e note a poche persone. Quella visitata dal sottoscritto è presente in località Capitunno a circa 500 metri dalle case dei Monti sulla stradina che porta in località ‘Ncinciaredda,
Altre quattro fonti di acqua sulfurea sarebbero presenti in via Quarto sulla stradina che porta al torrente Fauciglio ed in località Destre, in via di Jumare nelle vicinanze del mulino Chiarelli, in Località ‘Mpront’ a’ Grutta, nella zona delle Vene.
L’acqua sulfurea della sorgente presente in via di Jumare, sarebbe risultata potabile ad un esame chimico fisico e batteriologico fatti eseguire in un laboratorio di Napoli, nei primi anni del 1900, da Francesco Nicola Chiarelli proprietario del Mulino
Per visionare tutte le immagini delle fontane visita: https://biagio.propato.org/fontane-di-conocchielle/
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