L’Ombrellaio, u Pignataro
U PIGNATARO
Era un santone veniva, forse, da Castelluccio, riparava ombrelli, piatti, pignate e vasi di coccio, stabilizzandone i frammenti con fili metallici; aveva al collo molte corone del Rosario, portava appese alla giacca, ed al panciotto consunto, medagline, figurine con l’effige di Santi e Madonne.
Era tarchiato con il ventre prominente, presentava su un dorso curvo un collo tozzo ed una grande testa stempiata, coperta da lunghi e grigi capelli, che dalla fronte si portavano alla nuca, nascosta nel colletto lucido di sebo della giacca.
Era di carattere mite e silenzioso, scandiva le sue giornate con la preghiera, con lui si raccoglieva, a sera, la gente della nostra contrada, per la recita del Rosario, che avveniva con sentita e devota partecipazione.
L’OMBRELLAIO
Era un riparatore ambulante di ombrelli rotti. Sostituiva le stecche e le controstecche metalliche, rappezzava la tela della copertura degli ombrelli.
“Umbrillar’… umbrillar’.. ca passa e nun torna chiù”
Si annunciava così nelle strade polverose delle nostre contrade, nelle calde giornate estive di fine Agosto, e nei primi giorni di Settembre, l’ombrellaio, che con il suo richiamo malinconico, annunciava l’arrivo prossimo dell’autunno e delle piogge.
I vecchi ombrelli che avevano superato, malconci, i rigori del passato inverno, si apprestavano ogni anno, finita la calura estiva, a rinnovare stecche e tela in cambio di poche lire