Innocenti Risate: zio Beniamino Costanza ed il maialino ribelle

Il giorno 25 del mese di Novembre del 1962, come ogni anno, a Viggianello si festeggiava Santa Caterina; dalle frazioni superiori ed inferiori del comune, la gente si recava nel centro cittadino per invocare la protezione della Santa e per fare gli ultimi acquisti, prima dell’inverno. Era abitudine comprare abiti pesanti, utensili per la casa, il baccalà per la vigilia di Natale, il pepe rosso in polvere (zafarano) per i

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Zio Beniamino Costanza nella casa cantoniera

Correva l’inverno dell’anno 1952, molta gente del Pollino s’era già trasferita nella marina di Policoro per svernare, anche la famiglia di zio Beniamino, allora diciassettenne, aveva trovato alloggio in marina; solo poche cose necessarie erano rimaste nella casa di Frida e bisognava portarle a dorso d’asino nella casedda di Policoro. Lo zio fu incaricato dal padre ad eseguire quel trasloco con due asini, di cui uno robusto e potente ma

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Giuvannu u Sanapurcedda

GIUVANNü U SANAPURCEDDÄ1] Era un bell’uomo, alto, longilineo, proveniva da Episcopia, aveva un fisico asciutto e armonioso con un portamento elegante. Era stempiato, indossava una giacca scura che metteva sopra il gilé, nelle cui tasche, infilava, quando camminava, i pollici; portava con sé un tagliente a forma di rasoio che usava come bisturi per castrare l’animale. Era un praticone, privo di conoscenze teoriche veterinarie, specifiche, ma con un buon bagaglio

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Mariu “Crocchiu” Palagano u caudararo

Antefatto: Mario Palagano, detto Mariu “Crocchiu” u Caudararo, discendeva da una nobile e colta famiglia di Viggianello, a cui apparteneva anche Don Domenico Palagano, minorato psichico.Abitava a Pedali in via Costa Monaci, sposato con una sorella di za Laura, ha avuto sette figlie, di cui una si chiama Anita; tre sue figlie si sposarono nello stesso giorno. L’ottavo ed ultimo figlio venne chiamato Ottavio, che da giovane, mi raccontava Maria

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Conte Giuseppe “u Barbiere”

ANTEFATTO: Era nato (e cresciuto) a Cassano Jonio in data 07/04/1910, è morto a Conocchielleil 10/07/2001, partecipò alla seconda Guerra mondiale e fu fatto prigioniero, sposato con za Maruzza Francesca Milano nel 1935, ha avuto tre figli: Franchino, Palmina e Rosetta. Dal 1952 la famiglia Conte ha abitato in Via Cammaruozz, vicino alla casa di Turillo. La proprietà venne acquistata da un fratello di Nicola La Camera Giuvannicchio, papà di

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Zio Antonio Maradei “Sciushco”

Zio Antonio Sciushco era una persona di bassa statura, scontrosa, superba, dai modi poco cortesi, aveva una voce acuta, stridula, ed il volto arcigno. Era un abile ed intelligente falegname e bottaio, esperto in barili, botti, garavieddi, varledde, varluni, cascette per il trasporto della sabbia, tummuli, minzitummuli, stuppieddi, misuredde, lancedde, galette; in breve, costruiva di tutto, servendosi del legno di faggio, castagno, cerro, ontano e dei cerchi di ferro, che

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Conocchielle: Casa antica di Ciminelli Vincenzo “Caione”

La Casa è ubicata al piano terra a Conocchielle, in Via Rauta E’ in discreto stato di conservazione ed è formata da tre stanze di circa 15 m2 ognuna, è costruita in pietra ed argilla, ha il tetto sostenuto da una capriata di travi di legno e tavole, ed è coperto da ceramili (coppi) fatti probabilmente nella fornace di Antonio Mattiazzi in località Acuqafredda. Il soffitto posto ad un’altezza di

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IL MULINO AD ACQUA in Contrada Conocchielle: cenni storici

Il Mulino di Francesco Nicola , con annessa segheria, era ubicato sulla sponda Ovest del fiume Frido, in via Jumare, nei pressi della località “Cuozzu Piruozzu”, a circa 100 metri dalla Passerella costruita sul fiume Frido, che collegava Conocchielle alla C/da Frida. E’ rimasto dell’antico Mulino solo un misero rudere inaccessibile, ed invisibile, perchè sovrastato da erbacce, rovi, vitalba, salici ed ontani.Via di Jumare I lavori per la costruzione del

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La LISSIA (Liscìvia)

Il termine deriva dal latino Lixivia (Lix genitivo Licis), che significa acqua mista a cenere e si riconnette a Lixa antico nome dell’acqua, che ha la stessa radice di Liquidus Era il detersivo e lo sbiancante di un tempo, presente ed utilizzato fino ai primi anni 60, quando il bucato lo si otteneva con la cenere del legno, setacciata e sciolta nell’acqua bollente per 2-3 ore. La cenere e l’acqua

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