Storia del Brigante Antonio Franco di Giuseppe Ciancio
Storia del Brigante Antonio Franco raccontata ed inviata al sottoscritto da Giuseppe Ciancio di Francavilla in Sinni. Nessuna modifica è stata fatta al testo originale. il racconto non ha valenza storica ed i fatti così raccontati sono il frutto di una libera ricostruzione dell’autore, basata su ricordi familiari ed ambientali
Antefatto: Il Brigantaggio meridionale, postunitario si manifestò tra il 1860 ed il 1865. Antonio Franco, il più famoso capobanda dei briganti del Pollino, era nato a Francavilla in Sinni in data 08 Ottobre 1832, fu condannato a morte per fucilazione dal Tribunale di Potenza il giorno 30 Dicembre dell’anno 1865. La sua compagna Serafina Ciminelli nata a Fancavilla in Sinni il 05 Febbraio del 1844, morì nel carcere di Potenza per una infezione pelvica il 12 Novembre del 1866
TESTIMONIANZA SCRITTA SUL BRIGANTE ANTONIO FRANCO di GIUSEPPE CIANCIO DI FRANCAVILLA IN SINNI
Voglio dare il mio contributo per far conoscere la storia di Antonio Franco, della sua vita di brigante-uomo di Francavilla in Sinni (PZ). Antonio Franco fu conosciuto dai miei nonni e bisnonni anche prima che diventasse famoso come brigante e lui era un uomo normale come tutti, onesto con chi era onesto con lui.
Lo zio, il dr Grimaldi, arrogante del suo grado si ingelosì con il nipote, alcuni dicono che fu per il brillante che Antonio Franco teneva sul suo anello. I miei nonni raccontavano tutta la storia a mio padre che di conseguenza la raccontò a me…. la storia andò così:
Mio padre nacque nel 1886 ed era l’ultimo dei diciotto figli che avevano i miei bisnonni, di cui però non ricordo la data precisa di nascita, so solo che erano persone oneste e che come gli altri cittadini che si facevano i fatti loro, non erano per accusare alcuni briganti che vivevano nelle montagne perchè era molto pericoloso.
E poi si pensava anche che per colpa di quei briganti che stavano nei palazzi a trattare male chi lavorava onestamente per vivere. Il dr GRIMALDI voleva suo nipote doveva stare sotto i suoi ordini e di fare tutto quello che lui ordinava.
Però Antonio FRANCO non era ancora convinto di ubbidirlo del tutto, allora il caro zio GRIMALDI voleva fare una sua bravura verso la legge di quei tempi. Così sapendo che il nipote non sapeva leggere e ne scrivere ne poteva approfittare a suo piacimento.
Allora scrisse una lettera e dolcemente pregò il nipote se gli faceva il piacere di portare questa lettera al tribunale di Lagonegro e di consegnarla direttamente al Pretore.
Lui era tranquillo perchè il nipote non sapeva proprio leggere. Antonio FRANCO per tenere un po’ contento lo zio accettò volentieri l’ordine di consegnare quella lettera senza sapere altro…. si fidava dello zio insomma!!!!
Allora partì verso Lagonegro e mentre percorreva una strada mulattiera di quei tempi dopo aver fatto un bel tratto di strada si voleva fermare un pochino per riposare perchè iniziava a sentirsi stanco. Allora si fermò e si sedette per terra, voleva stare qualche minuto per poi ripartire e fare un altro bel tratto di strada per raggiungere il Tribunale al più presto perchè comunque lui credeva che quella lettera era urgente.
Antonio FRANCO mentre era militare aveva un po’ imparato a leggere (lo zio questo non lo sapeva però) e allora mentre era lì seduto a riposare per passare il tempo volle vedere se ci riusciva ancora e allora prese la lettera, la aprì e piano, piano iniziò a leggere quello che c’era scritto.
Leggendo leggendo iniziò a capire quello che c’era scritto e rimase senza parole perchè con quella lettera lo zio aveva scritto al Pretore che appena lui gli avesse consegnata doveva essere subito arrestato perchè collaborava con i briganti della zona. Questo non era comunque vero infatti sia mio nonno, il bisnonno e mio padre lo conoscevano e sapevano che non era così perchè Antonio FRANCO era uno che se ne stava tranquillo e si voleva fare solo i fatti suoi.
Mio padre ci raccontava sempre queste storie e diceva la verità come la sto raccontando io. Quella lettera fu la cosa che fece cambiare subito l’umore di Antonio FRANCO che decise la per la di diventare un brigante di montagna per lottare contro i briganti di città e dei paesi, quelli che abitavano in grandi e lussuosi palazzi e che dominavano il popolo trattando le persone più povere e i lavoratori come schiavi…. uno di questi briganti di città gli sembrava proprio il suo caro zio. Così Antonio diventò BRIGANTE e lo fece con una serenata allo zio GRIMALDI.
La notte stessa ( la canzone non la ricordo tutta per bene) lui andò dove abitava lo zio e iniziò: ” Caro zio, tu adoperi carta, penna e calamaio contro chi lavora onestamente e produce…. io adesso mi preparo il fucile, la polvere e il piombo e ci tiriamo la sorte come Dio ci comanda e con il frutto raccolto delle tue mani io ti brucio”.
Dopo questa serenata passarono alcuni giorni che Antonio non si fece vedere in modo che lo zio doveva tranquillizzarsi. Lui intanto preparava il piano della trappola dove il signor dottore doveva inciampare. Quanto al piano era ben preciso, si iniziava a procedere questo “crudele ed onesto” lavoro che Antonio FRANCO aveva preparato per bene, aveva perfino comprato un asino nella frazione di Grottole ( non ricordo bene se era nel comune di Francavilla o di Chiaromonte).
Aveva preparato anche una buona compagnia che gli faceva da scorta. Così iniziò l’opera
Non ricordo l’anno e ne dampoco ricordo il mese, doveva essere circa il mese di Giugno del 1859 perchè il suo campo di grano era quasi pronto alla mietitura; questo campo si trovava sotto la “chianura” di Francavilla sul Sinni, proprietà del signor dott. GRIMALDI.
Antonio FRANCO lì studiò la trappola per far trovare solo il Dottore. Ben di notte quella mattina vanno alcune persone per fare scempi e fare così molti danni come avrebbero potuto fare tanti maiali. Dopo questo lavoro tutti si nascosero li intorno in modo che quando arrivava il signor GRIMALDI non doveva fuggire neanche se avrebbe portato qualche forza di aiuto.
Così Antonio FRANCO comandò ad un ragazzo del paese (innocente, non sapeva niente di quello che doveva succedere) e gli disse: ” Bel ragazzo, fammi un favore: vai a casa del Dottore e digli che nel suo campo di grano, sotto la “chianura” ci sono dei maiali che gli stanno rovinando tutto il grano !!!!!”
Il Dottore che stava ancora dormendo, perchè era da poco fatto giorno, quando venne chiamato da questo ragazzo si scomodò un po’ ma andò a rispondere perchè pensava che forse c’era qualche ammalato e disse: Cosa c’è a quest’ora per disturbarmi??”.
Il ragazzo si intimidì pure per dargli la notizia, però dopo che lui stesso gli domandò di cosa si trattava, gli disse che nel suo campo di grano sotto la chianura ci stavano un gruppo di maiali che danneggiavano il grano. Il Dottore tutto preso dealla rabbia corse per vedere di chi erano i maiali perchè doveva addebitare il danno, ma appena arrivato nel suo campo si vide circondato dal nipote e dai suoi compagni con i fucili puntati verso il suo petto.
Subito cambiò lo stato d’animo del Dottore, chiedeva perdono ma non è stato possibile perchè non lo meritava: e così cominciò la tortura.
Per prima cosa fu legato per le braccia e lo portarono fino al “Vallone Fico, camminando a piedi e passo passo veniva frustato come il nipote credeva di meritare. Quando dovevano salire per il “Petto Surivo”, fu messo a cavallo all’asino comperato apposta per lui (era grasso e non aveva abilità a camminare nelle salite); seguirono contrada Palombaro, coste di Lischitillo, Timpone Liuzzi e fino alla Timpa Dilice (comune di Francavilla sul Sinni), poi continuarono per Serra Carbone, Pantano Vecchia, e Timpone Pulieio nel comune di S.Severino Lucano. (PZ)
Lì trovarono un pastore che pascolava, il quale, viste quelle persone, subito capì che forse era meglio non farsi vedere per non immischiarsi in certe cose. Ma Antonio FRANCO lo vide e subito lo chiamò e gli chiese se gli poteva vendere, pagando il giusto, un agnello.
Il pastore che aveva capito chi erano quelle persone gli rispose che potevano prendere l’agnello senza pagare niente perchè glielo regalava volentieri. Ma Antonio FRANCO tirò comunque fuori i soldi e lo pagò anche più di quello che valeva e gli disse solo di stare attento e di tenere la bocca chiusa se qualcuno chiedeva di loro.
Continuarono così il loro cammino sempre verso il confine tra Francavilla in Sinni e San Severino Lucano fino ad arrivare nella montagna dove c’erano le loro caverne che avevano scelto. Scesero il dottore dall’asino e gli diedero il compito di trasportare la legna sulle spalle e di ammucchiarla sotto due piante di faggio, che servivano dopo per fare vedere come soddisfare lo zio GRIMALDI. Diedero così inizio all’opera in merito dello zio GRIMALDI.
Prima piegarono le due piante ad arco, dopo legarono i piedi del Dottore e dopo lo legarono a testa in giù all’arco fatto con le piante. Iniziarono così ad accendere un piccolo fuoco con quella stessa legna che gli avevano fatto raccogliere prima.
Man mano facevano crescere il fuoco per dargli maggior calore e il Dottore iniziò a sudare tanto così che sciogliendosi il suo stesso grasso aumentava ancora di più il fuoco fino a che le fiamme si fecero più alte e lo zio GRIMALDI finì bruciato.
Fu una crudele strage quella che fece Antonio FRANCO però il Dottor GRIMALDI se l’era proprio meritato. Antonio FRANCO era fidanzato con una ragazza che si chiamava Serafina Ciminelli e un giorno gli chiese, se ne aveva piacere a seguirlo. La fidanzata, che anche lei era una buona donna, lo seguì volentieri perchè lo amava tanto e gli era stato tolto un modo ingiusto perchè dopo la strage del dottor GRIMALDI era ricercato e si doveva nascondere.
Così fu che anche la CIMINELLI diventò brigantessa e affianco l’uomo che amava e furono chiamati i giganti dei Monti Caramola e Pollino. Antonio FRANCO con tutti i suoi sostenitori doveva scendere nelle fattorie e nei paesi per procurarsi le scorte per vivere. La moneta la cercavano dai ricchi perchè truffavano i poveri e dopo andavano nelle fattorie a prendere formaggi e tutto quello che serviva e che potevano trovare e dopo aver fatto la scorta pagavano molto bene e ringraziavano i contadini per chi si faceva i fatti suoi.
Antonio Franco quando passava per i campi dove c’era qualche cosa che gli poteva servire (insalata, frutta, verdura, ecc.. ecc. ) prima la raccoglieva e poi lasciava un bigliettino con i soldi e i ringraziamenti. Con le spie invece faceva tutto il contrario, gli dava piombo, li sequestrava e li torturava fino alla morte.
Una volta un sequestrato fu portato sulla montagna “Stuoccu” nel comune di San Severino Lucano, lì ci si trovava un giovane che mentre pascolava le mucche che erano sparse per la montagna si stendeva per terra all’ombra di un grosso faggio. Dopo un po’ sentì in lontananza dei movimenti, delle chiacchiere e qualche lamento e allora pensò di salire sulla pianta, in alto, per vedere meglio cosa succedeva.
Salito sopra vide che erano briganti che portavano quell’uomo alla morte, allora subito voleva scendere dall’albero per nascondersi ma ormai non poteva più farlo perchè si erano avvicinati e lo avrebbero visto e se provava a scappare sicuramente lo avrebbero sparato. Allora pensò di starsene lì sopra, fermo e zitto, così appena sarebbero passati sarebbe potuto scendere. I briganti però si fermarono proprio sotto quella pianta e li iniziarono a scavare una buca, ammazzarono quell’uomo e lo seppellirono nella buca.
Dopo gli misero vicino alla testa una grande borsa piena di soldi e raccomandarono a quel morto di guardare quella moneta e che la poteva prendere solo chi avrebbe bevuto il sangue di sette fratelli. Quel giovane sulla pianta aveva sentito tutto, ma se ne dovette stare zitto per non essere scoperto e forse ammazzato.
Quando i briganti finirono di seppellire quell’uomo se ne tornarono alle loro caverne e allora il ragazzo scese dall’albero e anche lui se ne tornò alla sua fattoria, tutto impaurito per quello che aveva visto, ma non lo raccontò a nessuno.
Pensava sempre a tutti quei soldi e a quello che aveva sentito raccomandare, che solo una persona che avrebbe bevuto il sangue di sette fratelli avrebbe potuto prendere quei soldi. Allora si mise in giro per le fiere, e nella fiera del Rosario di Fardella trovò una mammata di sette maialini maschi e, senza pensarci due volte, li compra e se li porta a casa sua. Lì gli fa un salasso, per far uscire il sangue, e se ne beve un po’ da ognuno dei sette fratelli maiali e torna sulla montagna dove si va a prendere la borsa piena di soldi, sicuro perchè aveva seguito la raccomandazione.
Francavilla in Sinni 24/10/1999