Za Maria La Camera “Magnopra”: la donna dello “Spirito”

Animismo

Prima di parlare di za Maria a “Magnopra”, ed anche per comprendere ciò che a breve scriverò, ritengo utile accennare all’ Animismo. E’ una forma di religione primitiva secondo la quale in ogni cosa risiede un principio vitale, o anima. L’origine della vita non è materia, è spirito. Gli spiriti si immaginano come fantasmi simili ad ombre o vapori, in grado di trasmigrare da individuo ad individuo, dai morti ai vivi, da piante e animali in oggetti inorganici e viceversa ( Taylor 1871, Cultura primitiva)

Cenni biografici di za Maria La Camera “Magnopra”

La Camera Maria, detta Magnopra, nata a Viggianello il 1899, era figlia di (?) e di Za Duminica a zu Cicca, che era sorella di za Rosa a Zu Cicca, mamma di zu Giovanni La Camera “Zilone”, sposato con za Ntunetta a Pantanisa proveniente da c/da Pantano.

Aveva 3 sorelle e 2 fratelli: Luigi morì nella prima guerra mondiale, Giovanni morì, forse, per stregoneria. Una sorella, sposata con Sassone Antonio di Pedali, era la mamma di Maruzza Sassone moglie di Umberto Caputo u riggino

Nel 1945 si sposò con Giuseppe La Camera “Magnopro, che era un fratello di zu Vicienzo i Carcazanchi, di zu Saverio, di Biagio e di za Ncicca. Ma poco tempo dopo le nozze, il maritò emigrò in America e lì formò un’altra famiglia con una donna di colore e non fece più ritorno a Conocchielle; Il viaggio per l’Argentina lo fece assieme a Cristiano Pasquale.

Zu Pasquale dopo qualche anno fece ritorno in Italia e raccontò di quel viaggio che li portò, come prima tappa, a piedi, attraverso la Serra, a Viggianello e poi al Porto di Napoli. Sull’Altopiano della Serra, Giuseppe, voltandosi all’indietro e guardando verso la nostra contrada, avrebbe detto: ” Pascà iju torno a casa mmeia sulu quannu fanu nu pontu i sauzizzi da qua a Cunicchiedda”.

Il suo intento era di non ritornare più in Italia ed in effetti non vi ritornò. Za Maria dopo qualche anno dalla partenza del marito, partì per l’Argentina con la speranza di ricongiungersi al suo Giuseppe, il quale, dopo essere stato informato dell’arrivo della moglie, per non incontrarla, cambiò città, si trasferì da Buenos Aires a Cordova.

Rattristata da questo mancato incontrò fece ritorno in Italia e dopo qualche mese si innamorò di un signore di Saracena. Dopo un anno la storia finì e za Maria fece ritorno a Conocchielle con il corredo e con la sua caudara.

Si sposò, in seguito, con Domenico La Camera “Sacchetti“, padre già di sette figli, che furono accuditi da Za Maria. Il più piccolo di questi 7 figli del marito si chiamava Arturo ed era nato nel 1938, un anno prima della morte della mamma avvenuta nel 1939.

un altro figlio di Domenico La Camera, di nome Carmine, morì schiacciato da un camion nella curva di Salubierto della strada provinciale, nei pressi della contrada Torno, altri quattro maschietti si chiamavano Vincenzo, Giuseppe, Michele e Salvatore, una femminuccia di nome Maria si sposò con Ciminelli Francesco, detto Mastufrancisco. Zia Maria, dopo alcuni anni perse anche questo secondo marito ed ha vissuto da sola nella sua casa di Conocchielle, dove si è spenta, qualche anno fa, all’età di circa 100 anni

ZA MARIA E LO SPIRITO

Qualche anno prima della sua morte ho avuto il piacere di intervistarla, assieme all’amico Ciminelli Vincenzo, a casa sua e di registrare l’intervista su due cassette, di cui una è andata smarrita, ed abbiamo anche parlato, e ne abbiamo ricevuto conferma, da parte sua, della presenza dello “spirito di un’altra persona, che sarebbe presente nel suo corpo.

Zia Maria sarebbe stata posseduta dall’età di 27 anni dallo spirito di un giovane morto annegato, che lei, dissetandosi con l’acqua del fiume Frido, mentre lavava i panni, avrebbe introdotto nel suo corpo: lo spirito immateriale sarebbe stato veicolato dall’acqua e avrebbe preso dimora in un altro essere materiale.

Lo Spirito sarebbe stato quello di un giovane di Conocchielle di nome Peluso Prospero “Mattiazz’“fratello di Saveria e Antonio Mattiazz, che in compagnia del suo asinello annegò nel fiume Frido, a causa del cedimento del ponticello di legno, che collegava Conocchielle alla contrada Frida. Prospero, in verità, non attraversò il ponticello, ma guadò il fiume a dorso dell’asinello che lo disarcionò in una salitella , appena uscito dall’acqua; cadde rovinosamente, si “ruppe la noce del collo” e finì nel fiume, ma probabilmente non fu l’annegamento la causa della morte, ma la frattura del dente dell’epistrofeo della seconda vertebra cervicale. Prospero spesso attraversava il fiume per andare a coltivare l’orticello in c/da Frida. Queste informazioni mi sono state date da Gallicchio Giuseppina, figlia di Saveria Mattiazz, e nipote di Prospero

Da allora lo spirito, ha preso dimora e potere in Za Maria, e ne ha influenzato i gusti e le scelte. Le abitudini alimentari, il vizio del fumo, le amicizie del giovane defunto diventarono abitudini, vizi, amicizie di za Maria.

Ad esempio: ha incominciato a fumare, a gustare cibi a lei non graditi in precedenza, a mostrare intolleranza verso persone non gradite al giovane quando era in vita. Il cambiamento più importante subito restava comunque, per zia Maria, quello legato alla solitudine.

Lo spirito disdegnava, non amava la compagnia di altre persone, per cui zia Maria era costretta a vivere da sola, a evitare le visite di buon vicinato a casa propria o altrui, neanche la notte poteva tenere in casa, per compagnia, parenti o amici. Contravvenendo alla volontà dello spirito, contrastandone i suoi gusti, frequentando persone a lui non gradite, si avevano in lei disturbi del comportamento che si manifestavano con alterazione del tono della voce, stato d’ansia, respiro affannoso, sbadigli, eruttazioni rumorose, e palpitazioni.

Queste “crisi spirituali” si risolvevano, ad esempio, con l’allontanamento di persone o di cose non gradite allo spirito. La ” crisi Spirituale” esordiva in za Maria con un lungo, rumoroso ed affannoso respiro, simile ad un cavernoso sbadiglio, che trovava forza nel torace, dove si amplificava e risuonava: la gabbia toracica si espandeva energicamente e velocemete, il diaframma si abbassava, la testa si raddrizzava e reclinava leggermente all’indietro, la facies diventava ansiosa.

Se l’azione che zia Maria compiva era gradita allo spirito, ella era certa che la “crisi spirituale” non si sarebbe manifestata. Durante la nostra intervista del 1985 non è accaduto nulla di particolare, per cui, ho motivo di pensare che il sottoscritto e l’amico Vincenzo, non siano risultati antipatici allo spirito.

In zia Maria, il respiro affannoso, con una inspirazione profonda seguito, subito dopo, da uno sbadiglio, si è appalesato durante l’intervista solo quando abbiamo fatto delle domande specifiche che riguardavano lo spirito. Altro non abbiamo notato, il colloquio è stato amichevole e cortese e , se non sbaglio, ci è stata offerta anche una tazzina di caffè da parte della brava ed accogliente padrona di casa.

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