Zu Vicienzo Gallicchio, ciccillo,”caramba”

Antefatto:

zio Vincenzo a dx e Cirivino a sx

Vincenzo Gallicchio, detto Caramba era nato a Conocchielle in data 11/11/1902, sposato con Ciminelli Maria, ebbe 5 figli, di cui una figlia di nome Rosina morì di parto in giovane età (04/08/1977); abitava a Conocchielle in una angusta casetta, di due stanze, dirimpetto alla Cantina di Mastucicciu La Camera. Si spense a Conocchielle il 20/01/1976

Era di altezza media, di poche parole, aveva folte e cespugliose sopracciglia che, come un muro peloso sul margine superiore della cavità orbitale, ricoprivano la palpebra superiore mettendo in ombra l’occhio.

Il fatto:

Di professione bovaro, contadino, boscaiolo, artigiano del legno, aveva una mandria di bovini ossuti e scarni, con i quali si recava al pascolo ogni giorno; oppure, all’occorrenza, li aggiogava a pariglia, ed arava i campi, che venivano preparati per la semina del grano, o di altre sementi. Con il “paricchio”, dopo la mietitura, ogni anno, alla fine di Luglio, trebbiava il grano che veniva accumulato nell’aia dei “Ciccilli“, ubicata dietro la cantina. Copriva il pagliaio dei suoi buoi con fascine di giunchi, fabbricava cesti e panieri di vimini con i fliddi 1, era abile anche a costruire serrature e chiavi di legno ad incastro, era un virtuoso nella fabbricazione di piccoli utensili di legno. Negli anni trenta emigrò in Argentina, a Buenos Aires, ma non fece fortuna.

Con la sua mandria di bovini, ogni anno, all’inizio dell’Autunno, quando le prime nevi coprivano il Dolcedorme e la Serra del Prete, attraversava la Scala di Gaudolino e si recava in Calabria a svernare con la numerosa famiglia nella piana di Sibari, a Doria a Cammarata. La famiglia con tutte le masserizie, con i maiali, le galline veniva trasportata in marina con un camion, La transumanza con le mandrie , gli asini, ed i cavalli, veniva fatta da zio Vincenzo assieme ai figli maschi e ad altri amici bovari, spesso appartenenti allo stesso parentato

A Primavera inoltrata, seguendo a ritroso il tratturo della transumanza, ritornava, per l’alpeggio, con la famiglia e le sue bestie, nel luogo natio, a Conocchielle.

Moglie e suocera di zio Vincenzo

Il figlio più piccolo, Salvatore, che condivideva con noi, negli anni 60, gli ultimi giorni dell’anno scolastico, ci stupiva con le scatole di colore che ogni anno esibiva al suo rientro a Conocchielle, e suscitava in noi ragazzi un tantino di invidia.

Gli anni e gli stenti avevano curvato e consumato il suo fisico. Ricorse, per i suoi malanni, anche alle cure di mio padre, che ogni sera, e per molte sere, andava a casa di zu Vicienzo a praticargli una iniezione intramuscolo. Era taciturno, essenziale, ma cortese ed ospitale. Nei primi giorni del mese di Luglio, ogni anno la sua casa si riempiva, in occasione della festa della Madonna del Pollino, di gente , dei compari venuti dalla Calabria, che trovavano ospitalità in quella povera ed angusta casa. Per l’occasione la piazzetta della cantina diventava un luogo, di incontro e di allegria .

Negli anni della vecchiaia, dopo il matrimonio dei suoi cinque figli, si stabilì definitivamente a Conocchielle, con la moglie Maria e con l’asinello che era la fonte di sostentamento, e la sua compagnia.

Lo ricordo avanzare al tramonto, dietro il suo asinello ossuto e zoppo, carico di legna per il fuoco, con il viso incupito e spento, IL collo ed il dorso reclinati in avanti, una spalla abbassata dal pesante staccione di livuorno 2 che vi poggiava sopra. Vendeva per vivere la sarma 3 di legno ai vicini, agli amici, dopo aver soddisfatto il proprio fabbisogno.

Lo si vedeva durante il giorno, quando oziava, nei mesi caldi, seduto sul sedile di cemento davanti alla cantina, mentre arrotolava lentamente il trinciato nella cartina, sotto l’ombra della verde e profumata acacia, discorrere con mio padre, con Nicola i Ciccillo, con cumpa Peppe u Nivuro, o con altri compaesani, suoi amici e parenti. Usava spesso Caramba come intercalare ; da qui ebbe origine il suo soprannome, con cui tuttora la gente lo ricorda.

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1) Rametti di salice selvatico, scortecciati e tenuti a bagno nell’acqua, per alcuni giorni, per farli diventare flessibili e modellabili

2) Paletti di Maggiociòndolo usato nella recinzione degli orti, perchè è molto resistente all’acqua, al freddo, al ghiaccio

3) E’ la soma, il carico che la bestia trasporta, deriva dal greco sagma, basto, e dal latino tardo sauma(m)