IUVO

ll giogo detto IUVO in dialetto conocchiellese è un travetto di legno, semiarcuato alle due estremità, lungo  170-200 cm che serviva a far lavorare in coppia il paricchio di buoi nell’aratura del terreno, nella trebbiatura  dei cereali, nel tiro a strascico di tronchi  di alberi, del fieno, della paglia, nel traino del carro detto traìno.

 Ogni bue del paricchio era aggiogato in prossimità delle estremità semiarcuate del giogo e bloccato con il collo tra due stecche di legno dette tavedde infisse in due fori del legno

Tra le due estremità libere delle tavedde lunghe circa 40-50 cm  si annodava  un pezzo di corda che impediva ai buoi di liberarsi dal giogo

Lo spazio tra le due tavedde è di circa 15 cm

 Al centro del giogo c’era una scanalatura trasversale ove veniva attaccato il timone dell’aratro o del carro tramite un nodo di vitalba. Se per il tiro si utilizzava una catena al posto del timone, un foro poteva sostituire la scanalatura centrale

il Giogo per arare i campi aveva una scanalatura centrale entro cui si adagiava il timone dell’aratro, che veniva bloccato con un nodo di vitalba. A circa 50 cm dall’aratro un perno legnoso entrava in un foro del timone e finiva perpendicolarmente in un altro foro sulla superficie dorsale del corpo dell’aratro. Si realizzava così una valida stabilizzazione tra aratro e timone. Si poteva attaccare al giogo, con una catena, anche un aratro di ferro al posto di quello di legno. L’aratro di ferro poteva avere anche una ruota anteriore, che ne facilitava l’avanzamento nel terreno

Nel giogo utilizzato per trainare il carro non c’erano le tavedde, ma dei collari di cuoio, di pelle detti paio, che si annodavano sul margine dorsale del collo del bue oppure erano bloccati, formando un anello, in due fori del legno

Nel giogo utilizzato nella trebbiatura ci potevano essere una o due scanalature oppure uno o due fori, che servivano per agganciare il timone o la catena delle pietre,

Nella trebbiatura alcune volte veniva usato un giogo molto lungo di circa 3 metri,  che aveva tre posizioni di attacco per tre buoi e non, come normalmente avveniva, per due buoi. Due bestie erano poste alle due estremità del giogo, una terza bestia giovane, da domare, non avvezza al tiro, era posizionata al centro.

Il giogo utlizzato nel tiro a strascico dei tronchi d’albero detti Ulìci era più corto di circa 30-40 cm rispetto ai 170 cm  del giogo normale. Questo perché nel bosco le bestie lavoravano spesso in spazi angusti

le bestie venivano direzionate, spronate tramite due corde, che partivano dalle nascarole collocate nelle narici e finivano nelle mani del contadino posto dietro alle bestie. Noi ragazzi facevamo a gare a condurre sull’aia il paricchio e le cose non sempre andavano per il verso giusto, a volte si perdeva il controllo delle bestie, specialmente durante le manovre di inversione del giro dei buoi. Interveniva con tempestività il contadino a risolvere il problema

 Il paricchio  per 6-7 ore compiva molti giri sull’aia sia in senso orario che antiorario. Il cambio di direzione era a volte difficoltoso e le bestie uscivano momentaneamente  fuori dall’area di trebbiatura. Quando sporcavano con la loro cacca le spighe da trebbiare, il contadino bloccava per qualche minuto il paricchio e rimuoveva con una pala, con una forca lo sterco

A Conocchielle i gioghi venivano costruiti da Antonio La Camera Curriolo e da suo padre

Per visionare le foto dei vari tipi di giogo cliccare sul seguente Link: https://biagio.propato.org/iuvo/